E
così è già tempo di nuovi governi. Mentre Bersani cerca di portare a casa un Governo
senza avere i numeri per farlo (ma voci accreditate parlano di disponibilità
già ottenuta da parte di Gundam alle Infrastrutture e Sviluppo e di Memole
dolce Memole alle Pari Opportunità) è giusto rendere omaggio ai protagonisti
della politica di questi giorni, trombati e non, con un epitaffio a ricordo delle
loro gesta, sempre ragguardevoli e tese al miglioramento della condizione di
questo paese e mai al mero interesse personale. Mai.
GIANFRY
FINI
Il
trombato più illustre di queste elezioni. Da quando si è fidanzato con la
giovane ed avvenente Tulliani (con tanto di prole) politicamente parlando non
ne azzecca più una. Ma Gianfranco non è triste: avrà molto più tempo libero per
starsene con la sua Elisabetta, accoccolati su un divano a cinguettare parole
d’amore davanti ad un bellissimo mare: quello di Montecarlo.
BERLUSCONI
Lui
perde ma vince sempre. Cade ma si rialza più spavaldo di prima. Va da Santoro e
in poche ore manda in vacca la carriera del giornalista tutta costruita sulla
storica diatriba tra i due. Porta la nomenclatura (?!?) del PDL a manifestare
contro i Giudici di Milano riuscendo anche a far terminare la protesta senza
che nessuno di questi (con l’occasione ghiotta) venga arrestato. Berlusconi è
un tale prodigio che andrebbe studiato nelle Università. Tra l’altro lui
sarebbe molto felice di tenere in prima persona delle lezioni di
approfondimento parlando di se stesso: si sa che nelle facoltà di comunicazione
c’è sempre una preponderanza di giovani studentesse e, almeno in queste
occasioni, siamo certi che non ricorrerebbe al legittimo impedimento.
OSCAR
GIANNINO
Il
caso di queste elezioni. Si è scoperto che non ha né master né lauree, che non
è mai andato allo zecchino d’oro e che a causa del proprio ego ha mentito spessissimo
su tutto ciò che lo riguarda. Nel caso di Berlusconi credenziali come queste
gli hanno consentito di governare per decenni, nel caso di Giannino invece
hanno sancito la sua morte professionale e politica.
ENGIE
ALFANO
Fidato
e umile, a disposizione di Silvio sempre e comunque. Si dice che al mattino gli
porti pure il giornale direttamente ad Arcore, con il vantaggio che poi Silvio
non deve neanche farlo scendere per il bisognino.
LA
BINDI
Tutti
molto preoccupati per la Rosy che da quando il PD ha vinto le elezioni
(perdendole) evita di farsi vedere troppo in pubblico adducendo impedimenti
dovuti a malanni di stagione che non passano più: la vergogna deve provocare un
brusco abbassamento delle difese immunitarie.
PIERLU
BERSANI
Il
Giletti del PD: come nessuno è in grado di spiegare per quale motivo Massimo
Giletti sia il conduttore di punta di Raiuno, allo stesso modo non risulta
chiaro il perché Bersani ad un certo punto si sia ritrovato ad essere il
candidato premier del PD, con la differenza che perfino a Rai1 hanno capito che
affidare Sanremo a Giletti significherebbe decretarne la fine. Ma si sa: i
dirigenti del PD non sono così scaltri e all’avanguardia come la sovversiva Rai1.
RENZI
Solidale
col PD in pubblico, gongola in privato al grido di “Tiè! Tiè! Tiè!”. Come
dargli torto: errare è umano, perseverare è PD.
SUOR
BINETTI
Entra,
non entra, entra, non entra: è entrata! Alla fine Nostra Signora Paola
dell’Ordine dei Cilici Sanguinanti ce l’ha fatta di nuovo ed è rientrata tra
gli eletti. Ed è un bene, perché nel nostro Parlamento è giusto che siedano gli
uomini e le donne di tutte le correnti culturali di questo paese moderno e
all’avanguardia e ben venga quindi che ci sia anche qualcuno che rappresenti un
sano oscurantismo medievale.
IL GRILLO BEPPE
La
rivelazione di queste elezioni, l’unica vera novità. Fossimo a Sanremo saremmo
in presenza di quel tipico caso in cui l’escluso della prima serata, il meno
accreditato, il giorno dopo si ritrova in testa alle classifiche di vendita e
diventa il cantante italiano più noto di tutti i tempi. Un po’ quello che
successe a Vasco Rossi, sperando che anche Grillo non riproponga
lo stesso disco per trent’anni di seguito.
MACRO MARONI
Esce
dal Parlamento e diventa governatore della Macro Regione (lui la chiama così) Lombardia i cui abitanti, nonostante
tutto quello che è successo recentemente, hanno evidentemente piacere a girare
con il Pirellone ben piantato tra le loro chiappe.
FORMIGONI
Ha
cambiato più appoggi a candidati alla regione Lombardia lui in due settimane
che Veline Striscia la Notizia in trent’anni. Alla fine ha preso il treno
Maroni e di nuovo è caduto in piedi. Tutti di nuovo felicemente seduti, chi dentro
al Pirellone chi in Parlamento. Il testimonial ideale di Poltrone e Sofà
MONTI
Che
politicamente non fosse uno stratega si era capito fin da quando ha scelto di
‘salire in politica’ alleandosi con Fini e Casini, riuscendo così a racimolare
una percentuale di voti pressochè identica a quella che avrebbe preso se avesse
corso da solo. Questo per dare l’idea di quanto ne capisca il professore di
cifre, somme e cose così… Che poi, da che tutti noi si pendeva dalle sue labbra
e dalle sue conoscenze economiche, è sparito di colpo ma l’economia ha continuato
tranquillamente ad andare come quando c’era lui: male. Ché due domandine sulla
questione Europa a ‘sto punto dovremmo proprio farcele..
DI
PIETRO
Altro
trombato illustre. Antonio è una brava persona, uno ruspante, che annaspa un
po’ nei discorsi in italiano ma che spesso dice cose che, se fossero
comprensibili, potrebbero essere pure condivisibili. Ed è pure laureato. Lui
sì, Giannino no. Mah.
I GRILLINI
Non
dovremmo chiamarli così perché loro sono il Movimento 5 Stelle (come quelle dei
salami Negroni) e potrebbe suonare offensivo continuare a definirli come se
fossero solo degli adepti di una setta di invasati. Va anche detto che non è
che loro facciano tantissimo per affrancarsi un poco dall’idea di dipendere del
tutto dal Grillo-pensiero. I giornalisti li inseguono neanche fossero dei VIP
irraggiungibili e loro, come i veri VIP, puntualmente li snobbano lasciandoli
lì col loro microfono ancora puntato ma avaro di dichiarazioni raccolte.
Tranquilli amici giornalisti: se vi girate un attimo, alle vostre spalle ci
sono sempre pronti un Gasparri o una Santanchè ansiosi di rilasciare
dichiarazioni di alto spessore su qualsiasi argomento vogliate.
ENRICO
MENTANA
Lo
so, non è un politico nel senso stretto del termine, ma è come se lo fosse:
quest’uomo è stato ininterrottamente in
diretta TV fin dai giorni delle elezioni, prima commentando i risultati
altalenanti e parlando con interlocutori spesso appisolati dalla fuffa dei
discorsi, e ora perennemente agitato all’idea di uno scoop sul fin troppo
annunciato Governo-miraggio di Bersani.
Ma
lui niente: sempre a tremila, super eccitato, che parla, parla, parla.
Ecco,
ora, Enrico caro, riposati un po’ pure tu e facci disintossicare da questa
sbornia politica, ne guadagnerà sicuramente la tua salute ma anche quella delle
nostre orecchie.
Chè tanto se il governo si formerà ce ne accorgeremo comunque: lo twitterai tu ancor prima di Bersani.
Chè tanto se il governo si formerà ce ne accorgeremo comunque: lo twitterai tu ancor prima di Bersani.
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