lunedì 16 luglio 2012

IL PRURITO INTIMO E LA CIONFA IN FIAMME NEGLI SPOT

Premessa: un uomo non è certo la persona più indicata per disquisire dei pruriti intimi e delle eventuali conseguenze che essi apportano alla vita della donna che ne è vittima perchè noi maschietti, al massimo, in caso di rodimenti nelle zone basse, ci si dà un disinvolto smucinamento pubblico, si aggiusta la posizione del nostro amico e il sollievo è immediato.

Per le donne deve essere assai più complicato. Può accadere che qualche regina di bon ton sia stata vista aggiustarsi le mutande sul di dietro mentre cammina, ma a memoria mi sfugge l'immagine di una donna che, magari al mercato la mattina seppur in mezzo alla folla, ha un tale prurito intimo che è costretta a grattarsi la cionfa in maniera frenetica per alleviare il fastidio.

E' probabile però che il sottoscritto sia poco attento, perchè sono giorni che continuo ad imbattermi nello spot che qui sotto vi ripropongo, nel quale una ragazza col volto coperto si agita sul letto perchè ha un forte prurito vaginale: è smaniosa, imbarazzata, inquieta, non trova pace. E' tutto un muoversi come se fosse seduta su una brace ardente.





La situazione è drammatica. Si capisce che la fanciulla non riesce ad alzarsi dal letto perchè questa sua cionfa deve essere proprio in fiamme e lei è giustamente triste per questa sua condizione limitante. Poi, all'improvviso diventa raggiante e, con un gesto repentino,  scaccia la mascherina nera dal volto: grazie ad una pomata miracolosa là sotto di colpo non ha più un esercito di formiche impazzite che la fanno saltare ma delle leziose farfalle che evidentemente devono dare alla sua cionfa un tale sollievo che la sua giornata in un attimo vira dal nero più tenebroso alla luce più accecante, proprio come se avesse un ventilatore puntato tra le gambe o un arbre magique all'aroma di menta piperita appeso lì davanti. Come negli abitacoli delle auto. 

La questione è seria perchè è da un pò di anni che, se ci basiamo sulle pubblicità, la locuzione "avere la cionfa in fiamme" non è più riferibile ai facili costumi di una donna che si sollazza con i piacere della vita, ma all'attacco feroce di batteri intimi di cui è vittima la povera malcapitata di turno. Sembrerebbe esserci un tale via vai di agenti patogeni che neanche alla stazione Termini nell'ora di punta.

Ora per carità, mi rendo conto del fastidio che alcuni disturbi possono creare, però a vedere questi spot sembra proprio che la vita sociale di queste fanciulle subisca un improvviso stop ogni qual volta il batterio arriva. Certamente convengo con la sospensione delle "attività ricreatrici" per un pò, ma stando alla pubblicità queste povere disgraziate crollano su tutti i fronti: arrivano tardi agli appuntamenti, non entrano più in ascensore per paura degli odori, al lavoro diventano assenti ed intrattabili, insomma una caporetto.

Che poi, mi chiedo, se secondo lo spot una volta messa la pomatina cambi subito espressione e riprendi la tua vita, allora perchè tutti questi drammi? Quindi le cose sono due: o la pomata non è poi così efficace, oppure questi spot esagerano i sintomi pur di far comprare il farmaco miracoloso.

Propenderei per la seconda ipotesi perchè, a differenza di quello che si vede in un altro noto spot dello stesso genere, a me non è mai capitato di conoscere una che arriva tardi ad un appuntamento per colpa di un prurito intimo fastidioso e, anche se eventualmente fosse così, tantomeno ho mai incontrato una che abbia tenuto a ragguagliare tutti gli astanti sulle motivazioni del ritardo.

Mi spiego: magari hai effettivamente una crisi e la cionfa ti va a fuoco proprio poco prima, che so, di andare a mangiar la pizza, però immagino che anche arrivando un pò in ritardo non entreresti mai gridando: "ah, scusate, mi prudeva un sacco ma ora sto meglio, grazie a tutti per l'interessamento!" E giù di supplì in allegria.

Non vorrei mai mancare di sensibilità e forse è vero che quando la cionfia si infiamma la vita si sfiamma, quindi chiedo scusa anticipatamente se qualcuna si dovesse risentire delle sciocchezze sopra scritte, ma spero che per solidarietà femminile (?!?) vi vogliate comunque unire all'appello che sto per fare alle attrici di questo tipo di pubblicità, rivolgendomi in particolare alla protagonista di questo spot.

Cara fanciulla, io capisco che la vita dell'attore (dell'attrice in questo caso) delle volte sia veramente frustrante: si lotta anche per avere solo una particina aspettando l'occasione della vita e questo soprattutto in Italia, un paese in cui una figa pazzesca e talentosa come Charlize Theron invece di vincere un Oscar sarebbe finita, nella migliore delle ipotesi, a fare delle brutte fiction per canale5 solamente dopo averla data via a piene mani al politico di turno. 

Però, amica attrice dal volto coperto che hai interpretato lo spot dei pruriti intimi: ti rendi conto che se un giorno dovessi girare il film della tua vita e diventare una celebrità,  tu rimarresti comunque per sempre "quella della cionfia in fiamme"? Quella che si dimenava sul letto in preda al fuoco rovente? E' vero, anche la Hunzicker reclamizzò mutande ma non si vedeva la faccia: tu c'hai messo il tuo visetto e hai detto all'Italia intera che la tua cionfa stava per esplodere dal prurito. Insomma da qui in avanti la carriera si fa oggettivamente tosta. Immagina: scena d'azione al cinema, pubblico rapito dagli eventi, arrivi tu che imbracci un fucile, primo piano e dalla sala: "ao, ma questa è quella che ce l'ha in fiamme!". Capisci da te che il pathos del film ne risentirebbe molto. Questo spot ha segnato per sempre la tua carriera, ammettiamolo.

A meno che tu non decida di cambiare strada e di buttarti in politica. In questo caso sarebbe tutt'altra storia e questo spot tornerebbe a tuo vantaggio perchè, vista la sfacciataggine con cui è trattato l'argomento cionfa, un posto da consigliere comunale o da Ministra in area PDL non te lo negherebbe nessuno. Soprattutto una volta guarita dal batterio. Riflettici: non saresti certo la prima donna del PDL a far carriera in politica usando la sua cionfa, ma certamente saresti la prima a poterlo rivendicare pubblicamente senza vergogna.

mercoledì 11 luglio 2012

PADRE PIO IN TV CON MASSIMO GILETTI. MIO DIO!

E poi l’altra sera mi è capitato di accendere la TV.

Su Raiuno, con la sua aria melliflua e sudaticcia che tanto rimanda alla nobiltà d’animo del tirchissimo Scrooge nel Canto di Natale di Dickens, Massimo Gilletti presentava una serata televisiva tipicamente estiva, una di quelle cose che in inverno non andrebbero mai in onda,  ma che a Luglio trovano posto in prima serata sulla rete ammiraglia Rai perché “tanto d’estate non c’è niente e quindi…”

La manifestazione in questione era intitolata  “Una voce per Padre Pio”, una sorta di serata finale del Festivalbar in cui si festeggiano i grandi successi dell’estate, solo che invece delle canzoni si celebravano i miracoli più riusciti del Santo dei Santi, Padre Pio appunto. Un gran via vai di attori, cantanti e gente più o meno nota che, animata da fervente fede (e da un opportuno cachet), si è sperticata nel raccontare quanto contasse per loro il Santo Frate.

Ovviamente tutti gli ospiti erano pronti a far notare che il rapporto col Santo in questione lo vivono in maniera riservata e intima, ma che non si poteva mancare in un’occasione di festa come quella (tradotto: è sempre un passaggio in prima serata su Raiuno e, soprattutto, un probabile accredito in simpatia tra le alte schiere vaticane).

Tra le più devote a Padre Pio, da sempre, c’è la Valeriona Nazionale, in arte Valeria Marini: più che una donna un fumetto a grandezza umana. Io me la immagino tutta scosciata e ammiccante che corre con i coscioni ad accendere un cero in Chiesa per ringraziare Padre Pio ogni qual volta vende un paio di mutande da lei disegnate per la sua collezione fine ed elegante di biancheria intima. Un’immagine che da sola basterebbe ad inficiare qualsiasi teoria di veridicità sui miracoli del Santo in questione: se Padre Pio avesse realmente i poteri di cui si parla, l’avrebbe incenerita tra le navate della Chiesa ancora prima che il fiammifero fosse arrivato a toccare lo stoppino della candela. Che va bene tutto, ma ringraziare per un paio di mutande della linea “intimo gioiello”…

Che poi, lo chiedo a voi donne, quanto può essere comodo un perizoma che al posto del filetto normale ha un filo di perle che si vanno ad infilare proprio lì quando sei sullo scooter o quando sei a mensa a mangiare? Per carità, magari può dare anche piacere in certi casi, ma insomma..

Comunque, digressione Marini a parte, e tornando alla bella serata televisiva, va detto che i racconti, così come il copione richiede, sono stati tutti opportunamente conditi da musica “stracciacor”, toni sommessi e luci rarefatte. E da lui. Il bel Massimo nazionale. Massimo Giletti: il presentatore che invece di una capigliatura vanta sulla testa un nido di passerotti di paglia scolorita.

Giletti e Padre Pio.


Ecco, basterebbe questo ad alimentare il peggiore dei sarcasmi da qui ai prossimi anni a divenire. Mi limiterò qui a rappresentare l’incompatibilità tra i due: non vorrei scomuniche o che il parentado osservante smettesse di parlarmi per sempre.

Massimo Giletti, l’uomo che da anni specula (televisivamente parlando) su ogni possibile tragedia umana come omicidi, deragliamenti di treni, disastri navali, terremoti, malattie, e chi più ne ha più ne metta e che, in occasione della santa serata televisiva, assume un tono da simil prete laico e con aria partecipe e commossa intervista i vari miracolati del Santo. Scene di ordinaria follia televisiva estiva.

Per carità, non è che se uno nella vita fa la televisione non può essere poi un fervente cattolico. Però Giletti...

Giletti ha la faccia di uno che è vero e spontaneo quanto quelli che per lavoro vanno a suonare ai matrimoni e fanno gli auguri agli sposi simulando grande gioia e partecipazione. Si capisce chiaramente, anche guardandolo solo per due minuti, che l’unico pensiero fisso che gli attraversa il cervello davanti ad una telecamera è: ”chissà in quanti milioni mi staranno guardando ora?”

Se c’è al mondo uno meno empatico e comunicativo di Paola Perego (tolti Robocop e le scatole sgocciolanti di latta dei legumi prima di essere gettate) è proprio Giletti. Come fai a metterlo in un contesto del genere e pretendere che poi non venga fatta ironia?  E’ come se si mettesse Manuela Arcuri a presentare l’evento “una notte per la recitazione.”  Ammetterete che una qualche contraddizione in termini ci sta..

Io capisco che in Rai ormai non ci sono più i “Pippi Baudi” di una volta, quelli in grado di rendere solenne anche una serata che ha per sponsor una marca di assorbenti, però magari per l’occasione specifica uno avrebbe potuto andare a pescare qualcosa di un po’ più adatto di Giletti. Azzardo perfino un Carlo Conti. Ma Giletti…

Comunque, Padre Pio, se effettivamente hai questo potere di far avverare le preghiere, sappi che io al tuo Santuario ci sono venuto e che anche se non ricordo molto (tranne la marea di banconote che le vecchine devote continuavano a lanciare sulla tua lapide) vorrei tanto chiederti di intercedere per me col tuo diretto superiore: potresti dirgli di favorire per una volta la formazione di un Consiglio di Amministrazione della RAI per bene e competente, fatto di gente che faccia lavorare altra gente solo se è brava e preparata e non perché è raccomandata, amante di qualcuno o in quota ad un partito politico.

In altre parole, Signore Iddio, ti sto chiedendo, umilmente, di liberarci di Massimo Giletti. Lo so, magari esagero e sono cattivo però, se anche fosse un bravo presentatore, devi ammettere che riesce a nasconderlo benissimo. Intercedi tu e trovagli un lavoro più consono alle sue attitudini che meritano (se e quando individuate) di essere valorizzate nel contesto più giusto.

In cambio promettiamo di tenerci ancora a lungo la tua preferita tra le conduttrici: Lorena Bianchetti, che è buona e in odore di santità. E stai pure tranquillo: anche se esaudissi il mio desiderio, lei rimarrebbe comunque al suo posto e lavorerebbe tanto in ogni caso, perché la Bianchetti non è la solita fanciulla raccomandata, ma una professionista seria e capace. Santa Lorena Bianchetti dell'Ordine delle Assunte inginocchiate al fervore di via della Conciliazione in Roma. Amen.


domenica 8 luglio 2012

IL CRETINO RAMPANTE. DESCRIZIONE E SOLUZIONI.

C'è una tipologia di persona dalla quale bisogna scappare a gambe levate: IL CRETINO RAMPANTE.

Esistono tantissime sfaccettature nell'attitudine alla cretinaggine, ma sostanzialmente possiamo dividire il mondo in due macro categorie nelle quali è possibile far rientrare buona parte dei rappresentanti della razza umana: il cretino statico ed il cretino rampante.

Anticipo subito la vostra domanda: che differenza ci potrebbe mai essere tra due persone entrambe idiote? La verità è che la differenza non è nella cretineria (di per sè abbastanza uguale in tutti gli stolti) ma negli effetti che questa innata attitudine produce nel mondo circostante.

Se infatti il cretino statico conserva un barlume di consapevolezza ed in linea di massima non sapendo mai cosa fare con precisione, opta per lo stato del "non-fare-proprio-nulla" (è anche plausibile pensare che rimanga inerme semplicemente perchè oltre che idiota è anche pigro..) il cretino rampante invece è pericolosamente animato da iperattivismo e supponenza, è convinto di essere l'unico genio sulla faccia della terra, colui che è in grado di risolvere qualsiasi problema (ancora prima di conoscere esattamente di quale problema si stia parlando).

In altri termini il cretino rampante è il fulcro dei più grandi disastri che la storia umana ricordi.

Perchè una persona minimamente assennata e conscia dei suoi limiti si pone delle domande sulle conseguenze delle sue azioni, su ciò che effettivamente è logico o meno fare in alcune situazioni. Il cretino rampante no, animato dall'iperattivismo fine a se stesso, agisce subito e fa danni pesanti senza minimamente rendersi conto di ciò che sta facendo. Riesce a dire tutto e tutto il contrario, auto-riscontrando comunque grandi lampi di genialità nelle sue decisioni.

Ora ditemi che leggendo non vi è immediatamente sovvenuto il volto di qualcuno che non avete potuto far a meno di associare immediatamente alla descrizione del cretino rampante. Un  ex-fidanzato, un capoufficio, un collega di scrivania, un vicino stile Homer Simpson.

Se l'associazione a qualcuno ancora dovesse sfuggire, vi fornisco degli indizi che lo identificano con certezza: il cretino rampante perde sempre l'occasione per stare zitto, non realizza mai di aver appena detto qualcosa di insulsamente stupido nonostante l'evidenza delle reazioni degli sventurati presenti lasci ben poco dubbio a riguardo. Con il cretino rampante è inutile confrontarsi su alcunchè: lui ne sa comunque più di voi e la sua soluzione è comunque la migliore, quindi non affaticarsi nel dialogo è d'obbligo in quanto la vostra salute mentale si andrebbe ad infrangere sul muro di gomma che il mentecatto riesce (a sua insaputa) ad opporre a qualsiasi obiezione logica.

Non affliggetevi e non disperate: fortunatamente se la sua stupidità impedisce il confronto, quasi sempre la medesima vi consente di farlo "fesso e coglionato" quindi, ripeto, non perdete troppe energie inutilmente ma gioite ogni qual volta glielo mettete in quel posto. E continuate a sorridergli amabilmente. Lui penserà che siete stati rapiti dalla sua scaltra intelligenza. Voi starete pensando: "quanto minchia può essere coglione 'sto tizio!".

Altro segno distintivo: il cretino rampante prima di elargire le sue preziose pillole risolutive esordisce sempre con un "TE LO SPIEGO IO!" frase a cui scientificamente fanno seguito gli sguardi  d'intesa tra coloro che stanno per essere illuminati dalle sue dritte, oscillanti tra il pietoso e lo sconsolato . Tranquilli: anche in questo caso non si accorgerà di nulla e scambierà i vostri sguardi per una presa di coscienza della vostra pochezza, come il reciproco dirvi "ma come non ci siamo arrivati da soli noi poveri stupidi? Meno male che c'è lui.."

Il cretino rampante ha molti hobbies, spesso sportivi, nei quali primeggia sempre su chiunque altro. Tu al primo colpo d'occhio faresti fatica pure a pensarlo in grado di infilare le perline nel filo o di sbucciare un'arancia prima di mangiarla, eppure egli racconta di corse, premi, guide veloci, lauree conseguite, attitudini artistiche, insomma la qualunque. Annuite e sorridete. Non è importante e, soprattutto, non occorre risposta sensata, basterà un "accidenti!" buttato a caso qua e là tra le sue sparate.


Insomma se, soprattutto sul lavoro, incontraste dei personaggi simili (cosa assai probabile) attuate le tattiche sopra riportate e proseguite pure la vostra vita tranquillamente senza dare troppo peso alle eventuali critiche nei vostri confronti che potrebbero arrivare da cotanto cervello. Cercate di sfuggirgli il più possibile per evitare che l'unico neurone che ha nella testa e che divide a giorni alterni con Sara Tommasi, si attivi e vi coinvolga vostro malgrado nella minchiata del giorno. Se proprio non potete evitarlo, fate finta di assecondarlo e poi fate come credete voi.

Se nella vita invece non vi è capitato mai di incontrare nessuno che rientri nella descrizione appena fatta, ma vi sentite incredibilmente ben voluti sul posto di lavoro, tutti sono cortesi e sorridenti con voi, avete l'impressione che il mondo penda dalle vostre labbra e avete la certezza di saperne sempre una più degli altri...  chiudo qui: ogni ulteriore spiegazione sarebbe inutile.

martedì 3 luglio 2012

BALOTELLI E ELSA FORNERO: SCOOP! E SIGNORINI TRAPASSA PER LA GIOIA!

Andiamo subito al sodo: se cerchi Mario Balotelli su google puoi stare certo di trovare più risultati di Elsa Fornero: 86 milioni di pagine il primo contro poco più di due per la seconda. Possiamo dichiarare senza ombra di smentita che il nome di un giocatore di calcio dalla vita privata piuttosto colorita muove più attenzione di quello che, peraltro, è il Ministro più chiacchierato del nostro attuale Governo.

L'Italia è così: un posto dove nessuno scende in piazza per chiedere di non pagare più le accise sulla benzina dovute ad una guerra di 70 anni fa, ma in cui 200.000 persone si radunano spontaneamente al Circo Massimo per vedere sul maxi schermo la finale degli Europei di calcio e in cui, a partita persa, si lanciano bottiglie verso lo schermo e si fanno risse. In allegria.

In un paese con tali priorità, è scontato che le vicissitudini sentimentali e le bravate di un giocatore ventenne dall'ormone agitato attirino di più di quelle di una Ministra, anche quando quest'ultima abbia un intrigante aspetto da equivoca rieducatrice di carcere femminile stile "nazi" non più freschissima che farebbe la gioia di qualunque sito porno amatoriale "cougar".

Tra i due non c'è partita, vince Balotelli comunque. Certo, se la Ministra venisse sorpresa alle Maldive in topless con un amante giovane e di colore mentre fa i numeri in acqua, probabilmente le cose cambierebbero. Soprattutto se il giovane in questione fosse proprio il SuperBalotelli, al quale, da ciò che si dice, mancherebbero da sventolare solo i trofei della Ministra e di poche altre fanciulle sulla faccia della terra. Se poi la Fornero diventasse anche la madre sessantenne dell'erede di Balotelli in luogo della più scontata Raffaella Fico, allora sarebbe l'apoteosi: i click per la Ministra si impennerebbero. Inoltre Signorini morirebbe d'infarto per la gioia dello scoop, sicuramente un ulteriore risvolto accattivante della vicenda..

Ma, sogni irrealizzabili a parte, è inutile negare l'evidenza: l'Italia è una sorta di proto-nazione fondata sul calcio. Prendiamo Mario Monti. Sta facendo cose complesse e discutibili, meritevoli in certi casi di una sommossa popolare, ma l'unica volta che si è notato un riscontro realmente preoccupato alle sue iniziative fu quando azzardò: "il campionato italiano di calcio andrebbe sospeso per un paio d'anni."

Apriti cielo. Fulmini e saette. Gran parte degli uomini italiani hanno iniziato a tremare, emettendo fonemi sconnessi alla sola idea di dover passare le loro domeniche in compagnia della moglie e dei figli, sforzandosi ogni volta di inventare qualche passatempo alternativo al pomeriggio "fronteTV" inebetiti in attesa di saltare sulla sedia quando al loro idolo viene annullato il gol di turno. Che tralaltro, a sentire loro, c'era. C'era sempre. Perchè l'uomo medio italico spesso non sa leggere, ma è un C.T. nato (Commissario Tecnico per quei pochi non avvezzi ai termini calcistici).

La paura di ritorsioni è stata talmente tanta per il nostro Presidente del Consiglio che lo stesso Monti ha evitato di tornare sull'argomento e anzi, seppur con la faccia di chi è obbligato ad andare ad un funerale, ha presenziato alla finale dell'Europei di calcio così come ci si aspetta da un rassicurante capo di Stato italiano, almeno da uno che intenda non essere linciato il giorno dopo sulle prime pagine dei giornali come colui che non ha a cuore le sorti del suo paese natio.

Perchè il nodo centrale da affrontare in Italia non è la mancanza di lavoro per i giovani o la latitanza di figure di alto profilo politico o, ancora, la fatica di imporre un'idea ecologica di vita, il vero punto che non permette a questo paese di decollare è, ammettiamolo, la questione della moviola in campo: "Moviola si? Moviola no?". Un toccante quesito su cui Aldo Biscardi ha costruito una carriera e sulla quale molti di noi non hanno dormito per intere notti agitati dal dubbio amletico.

Ed a ragione. Con questa si risolverebbero le interminabili discussioni da bar del giorno dopo. Perchè nel calcio c'è da sempre quest'idea che qualcuno debba rubare qualcosa a qualcun'altro: un paio di pantaloncini, le chiavi dell'auto nello spogliatoio, più spesso quel gol decisivo del campionato che "se gli avversari non avessero comprato la partita, avremmo vinto lo scudetto". La moviola in campo permetterebbe un salto avanti nell'evoluzione dell'uomo italicus non indifferente.


Quando ho scoperto che su facebook esiste un gruppo frequentatissimo che si chiama "Anch'io un giorno dirò a mio figlio di aver visto giocare Francesco Totti" ho avuto paura. Seriamente. Io avevo sempre pensato che un padre desidererasse un giorno raccontare con tono fiero al figlio, che so, di aver salvato un cane appena investito, di aver viaggiato in posti magici, di aver incontrato delle persone speciali che gli hanno cambiato la vita, al limite di saper riavvitare una vite con il coltello come nessun altro al mondo. Non avevo considerato la gioia profonda che veder giocare Totti poteva provocare in un uomo adulto al punto di decidere un giorno di raccontarlo al proprio figlio come la cosa più toccante della sua vita. Anche ora, mentre scrivo, mi scendono le lacrime all'idea. In senso buono, sia chiaro.

E il nostro caro Presidente della Repubblica Giorgino Napolitano? Lui che tante ne ha viste ed ha esperienza per parlare? Fu proprio lui a definire la nostra Nazionale di calcio una metafora dell'Italia che lotta. Io pensai: ma guarda che minchia di paragone! Accostare undici giovani analfabeti ultramiliardari ad un popolo sempre più anziano, composto da disoccupati e da nuovi poveri.

Poi però ho capito che per essere lì dove sta, l'emerito Presidente non deve certo essere uno buono a prescindere quanto piuttosto un avveduto e spietato uomo politico (solo così si fa carriera e solo così si diventa capo di stato, vedi Ratzinger) e allora ho realizzato la sottile cattiveria con la quale ha pronunciato quelle parole: non si riferiva alla fatica del vivere che ci accomuna, ma al fatto che anche noi come i nostri rappresentanti in pantaloncini, sappiamo essere persone superficiali, disinformate e cialtrone, magari senza un soldo in tasca ma con le rate per la macchinona e per l'Iphone. Proprio come i nostri amati idoli scarpino dotati. Con in più anche i debiti. In due parole: doppiamente cretini.

Non è dato infatti sapere il tono con cui Napolitano avrebbe pronunciato la metafora in questione, ma secondo me deve essere stato un misto di rassegnazione e di scoramento. Il laconico lamento di chi, avendo vissuto molto, capisce che non c'è più speranza. Ne sono convinto.

Napolitano infatti ha tenuto ad incontrare subito gli azzurri di ritorno dalla cocente sconfitta, provvedendo ad abbracciarli e a consolarli, scuotendo la testa mentre pronunciava le parole di rito: "Ragazzi grazie, grazie, grazie. Per avere comunque giocato così, soffrendo e sudando. Anche se non avete vinto, siete un esempio di tenacia. Come per l'Italia, c'è ancora molto da fare, ma siete stati bravi."

E poi, andando via, di spalle, ha sussurrato con un ghigno di sufficienza al suo braccio destro: "Almeno l'altra notte si è dormito in pace..."