martedì 3 luglio 2012

BALOTELLI E ELSA FORNERO: SCOOP! E SIGNORINI TRAPASSA PER LA GIOIA!

Andiamo subito al sodo: se cerchi Mario Balotelli su google puoi stare certo di trovare più risultati di Elsa Fornero: 86 milioni di pagine il primo contro poco più di due per la seconda. Possiamo dichiarare senza ombra di smentita che il nome di un giocatore di calcio dalla vita privata piuttosto colorita muove più attenzione di quello che, peraltro, è il Ministro più chiacchierato del nostro attuale Governo.

L'Italia è così: un posto dove nessuno scende in piazza per chiedere di non pagare più le accise sulla benzina dovute ad una guerra di 70 anni fa, ma in cui 200.000 persone si radunano spontaneamente al Circo Massimo per vedere sul maxi schermo la finale degli Europei di calcio e in cui, a partita persa, si lanciano bottiglie verso lo schermo e si fanno risse. In allegria.

In un paese con tali priorità, è scontato che le vicissitudini sentimentali e le bravate di un giocatore ventenne dall'ormone agitato attirino di più di quelle di una Ministra, anche quando quest'ultima abbia un intrigante aspetto da equivoca rieducatrice di carcere femminile stile "nazi" non più freschissima che farebbe la gioia di qualunque sito porno amatoriale "cougar".

Tra i due non c'è partita, vince Balotelli comunque. Certo, se la Ministra venisse sorpresa alle Maldive in topless con un amante giovane e di colore mentre fa i numeri in acqua, probabilmente le cose cambierebbero. Soprattutto se il giovane in questione fosse proprio il SuperBalotelli, al quale, da ciò che si dice, mancherebbero da sventolare solo i trofei della Ministra e di poche altre fanciulle sulla faccia della terra. Se poi la Fornero diventasse anche la madre sessantenne dell'erede di Balotelli in luogo della più scontata Raffaella Fico, allora sarebbe l'apoteosi: i click per la Ministra si impennerebbero. Inoltre Signorini morirebbe d'infarto per la gioia dello scoop, sicuramente un ulteriore risvolto accattivante della vicenda..

Ma, sogni irrealizzabili a parte, è inutile negare l'evidenza: l'Italia è una sorta di proto-nazione fondata sul calcio. Prendiamo Mario Monti. Sta facendo cose complesse e discutibili, meritevoli in certi casi di una sommossa popolare, ma l'unica volta che si è notato un riscontro realmente preoccupato alle sue iniziative fu quando azzardò: "il campionato italiano di calcio andrebbe sospeso per un paio d'anni."

Apriti cielo. Fulmini e saette. Gran parte degli uomini italiani hanno iniziato a tremare, emettendo fonemi sconnessi alla sola idea di dover passare le loro domeniche in compagnia della moglie e dei figli, sforzandosi ogni volta di inventare qualche passatempo alternativo al pomeriggio "fronteTV" inebetiti in attesa di saltare sulla sedia quando al loro idolo viene annullato il gol di turno. Che tralaltro, a sentire loro, c'era. C'era sempre. Perchè l'uomo medio italico spesso non sa leggere, ma è un C.T. nato (Commissario Tecnico per quei pochi non avvezzi ai termini calcistici).

La paura di ritorsioni è stata talmente tanta per il nostro Presidente del Consiglio che lo stesso Monti ha evitato di tornare sull'argomento e anzi, seppur con la faccia di chi è obbligato ad andare ad un funerale, ha presenziato alla finale dell'Europei di calcio così come ci si aspetta da un rassicurante capo di Stato italiano, almeno da uno che intenda non essere linciato il giorno dopo sulle prime pagine dei giornali come colui che non ha a cuore le sorti del suo paese natio.

Perchè il nodo centrale da affrontare in Italia non è la mancanza di lavoro per i giovani o la latitanza di figure di alto profilo politico o, ancora, la fatica di imporre un'idea ecologica di vita, il vero punto che non permette a questo paese di decollare è, ammettiamolo, la questione della moviola in campo: "Moviola si? Moviola no?". Un toccante quesito su cui Aldo Biscardi ha costruito una carriera e sulla quale molti di noi non hanno dormito per intere notti agitati dal dubbio amletico.

Ed a ragione. Con questa si risolverebbero le interminabili discussioni da bar del giorno dopo. Perchè nel calcio c'è da sempre quest'idea che qualcuno debba rubare qualcosa a qualcun'altro: un paio di pantaloncini, le chiavi dell'auto nello spogliatoio, più spesso quel gol decisivo del campionato che "se gli avversari non avessero comprato la partita, avremmo vinto lo scudetto". La moviola in campo permetterebbe un salto avanti nell'evoluzione dell'uomo italicus non indifferente.


Quando ho scoperto che su facebook esiste un gruppo frequentatissimo che si chiama "Anch'io un giorno dirò a mio figlio di aver visto giocare Francesco Totti" ho avuto paura. Seriamente. Io avevo sempre pensato che un padre desidererasse un giorno raccontare con tono fiero al figlio, che so, di aver salvato un cane appena investito, di aver viaggiato in posti magici, di aver incontrato delle persone speciali che gli hanno cambiato la vita, al limite di saper riavvitare una vite con il coltello come nessun altro al mondo. Non avevo considerato la gioia profonda che veder giocare Totti poteva provocare in un uomo adulto al punto di decidere un giorno di raccontarlo al proprio figlio come la cosa più toccante della sua vita. Anche ora, mentre scrivo, mi scendono le lacrime all'idea. In senso buono, sia chiaro.

E il nostro caro Presidente della Repubblica Giorgino Napolitano? Lui che tante ne ha viste ed ha esperienza per parlare? Fu proprio lui a definire la nostra Nazionale di calcio una metafora dell'Italia che lotta. Io pensai: ma guarda che minchia di paragone! Accostare undici giovani analfabeti ultramiliardari ad un popolo sempre più anziano, composto da disoccupati e da nuovi poveri.

Poi però ho capito che per essere lì dove sta, l'emerito Presidente non deve certo essere uno buono a prescindere quanto piuttosto un avveduto e spietato uomo politico (solo così si fa carriera e solo così si diventa capo di stato, vedi Ratzinger) e allora ho realizzato la sottile cattiveria con la quale ha pronunciato quelle parole: non si riferiva alla fatica del vivere che ci accomuna, ma al fatto che anche noi come i nostri rappresentanti in pantaloncini, sappiamo essere persone superficiali, disinformate e cialtrone, magari senza un soldo in tasca ma con le rate per la macchinona e per l'Iphone. Proprio come i nostri amati idoli scarpino dotati. Con in più anche i debiti. In due parole: doppiamente cretini.

Non è dato infatti sapere il tono con cui Napolitano avrebbe pronunciato la metafora in questione, ma secondo me deve essere stato un misto di rassegnazione e di scoramento. Il laconico lamento di chi, avendo vissuto molto, capisce che non c'è più speranza. Ne sono convinto.

Napolitano infatti ha tenuto ad incontrare subito gli azzurri di ritorno dalla cocente sconfitta, provvedendo ad abbracciarli e a consolarli, scuotendo la testa mentre pronunciava le parole di rito: "Ragazzi grazie, grazie, grazie. Per avere comunque giocato così, soffrendo e sudando. Anche se non avete vinto, siete un esempio di tenacia. Come per l'Italia, c'è ancora molto da fare, ma siete stati bravi."

E poi, andando via, di spalle, ha sussurrato con un ghigno di sufficienza al suo braccio destro: "Almeno l'altra notte si è dormito in pace..."

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