giovedì 29 marzo 2012

E SE MADONNA FOSSE UN UOMO?

Premessa uno: questo non è un blog musicale, ma dato che negli ultimi giorni sono stato, come chiunque navighi su una qualche piattaforma sociale, inondato di link e post relativi all'uscita di MDNA, l'ultimo lavoro di nostra signora dei miracoli Madonna, per una volta lo diventerà.

Premessa due: anche se abbastanza trasversale, sono un semplice fruitore di musica, che ha un piccolo passato di militanza in una rock band, musicalmente molto distante dal mondo di Madonna e similari.

Premessa tre (alla luce di quello che ho letto in questi giorni): io posso anche dire che una cosa mi fa orrore e basta, ci sta ed è accettabile, ma non siamo in zona recensioni musicali, bensì in zona gusti personali, condivisibili o meno. Il che va benissimo, basta non spacciarsi per ciò che non si è o darsi da soli delle patenti che non si posseggono. Se invece scrivo che una tal cosa non funziona o non mi piace, motivando il perché di tale giudizio, allora siamo già più vicini al concetto di giudizio critico. Se si aggiunge anche una qualche competenza musicale e storica dell’artista, allora abbiamo fatto bingo!

Bene, dopo aver letto le recensioni di alcuni fantomatici blogger che si spacciano per critici musicali e che sanno di musica quanto me di motori, ho deciso di dire la mia, anche perché, nel frattempo, ho avuto il tempo di ascoltare per bene l’album, il che dovrebbe essere un atto propedeutico allo scriverne, bene o male che sia. Sembrerebbe ovvio, ma leggendo alcune osservazioni postate qua e là sul web in questi giorni, l’unica cosa ovvia è che chi le ha scritte o non ha ascoltato il disco o, se lo ha fatto, era distratto. Proprio come me quando c’è Vespa alla TV: la guardo ma non la vedo.

Dico subito che l’album MDNA si colloca a pieno diritto tra i migliori prodotti della popstar di sempre e che il tempo gli darà giustizia aldilà delle vendite che, peraltro, sembrerebbero partite a gonfie vele. Va anche sottolineato che i migliori lavori, musicalmente parlando, di Madonna sono, da sempre, quelli più controversi e meno accettati dal grande pubblico, vedi EROTICA o AMERICAN LIFE. Va però aggiunto, tanto per dare la dimensione del fenomeno Ciccone, che anche il suo lavoro meno venduto ha raggiunto, a tutt’oggi, la ragguardevole cifra di circa i 4 milioni di copie ufficialmente registrate, ossia più di quelle che la maggioranza di altri artisti cosiddetti di successo riesce a vendere in un’intera carriera.

Sono punti fondamentali per chiedersi quale sia la molla che ancora spinge Madonna, 53enne diva mondiale con oltre 300 milioni di dischi venduti, a rimettersi di nuovo in gioco in un mercato musicale che è totalmente cambiato negli ultimi 5 anni. La risposta sta nella domanda stessa ed è poi la ragione primaria del suo successo trentennale: Madonna è un concentrato  dell'urgenza tipicamente umana del doversi costantemente mettersi alla prova. Fin dai suoi primi dischi è come se avesse qualcosa da recuperare, da spiegare, qualcuno contro cui lottare. Molti di noi hanno  conosciuto questo senso di rivalsa per un periodo della propria vita, poi si sono quietati. Lei no.

La follia di Madonna, che c’è ed è lampante, non è come per altri artisti nell’alcool o nelle droghe, è  nel dover superare il proprio limite, sempre. Basta osservarla all'azione in concerto per capirlo, è sempre focalizzata su ciò che sta facendo. La Ciccone è stata spesso paragonata ad un atleta. Il paragone è calzante ma erroneamente motivato: non è la forma fisica ad accumunarla agli atleti, ma la forma mentis, l’essere tarata per la sfida, per il lavoro duro, per il superarsi costantemente. E’ qualcosa, che a questi livelli, sfiora la patologia. Qui c’è la spiegazione della continuità del fenomeno Madonna. Ovviamente in aggiunta ad un cospicuo numero di brani che hanno fatto la storia del pop degli ultimi decenni.

Non ha assolutamente senso recensire un disco di Madonna senza tener conto di questa sua necessità costante di cambiamento e di sfida. Per la stessa ragione non ha senso paragonare i suoi lavori tra di loro. A 53 anni, Madonna è tuttora proiettata in tutto e per tutto nel presente, e anche quando in MDNA si autocita, lo fa in maniera sprezzante ed ironica, da ogni nota scelta e da ogni arrangiamento costruito si percepisce che non è una che vive nel rimpianto del passato.

MDNA è, oggettivamente, l’album della maturità. Dentro c’è tutto ed è tutto voluto, sia dal punto di vista musicale sia sul versante dei testi. MDNA è un raro esemplare della sempre più ristretta categoria dei concept album, visto che ormai quel poco di industria musicale rimasta (soprattutto quella del pop) vive prettamente di singoli da scaricare subito e da consumare in brevissimo tempo.

MDNA è invece sorretto da un comune filo conduttore nei contenuti, è pieno di ammissioni personali, i testi sono altamente intimi anche quando nascosti (specialmente nella prima parte del disco) dietro arrangiamenti stridenti, freddi, elettronici, che, per opposto, finiscono per dare una chiave di lettura ancora più sentita a ciò che viene cantato.

Ma MDNA è soprattutto un album insolito dal punto di vista vocale per Madonna. Cosa che nessuno ha scritto, almeno mi sembra. Chi conosce un po’ i suoi lavori, si accorge subito dell’insolito utilizzo della voce in falsetto (con echi da operetta in alcuni punti) e dell’abbondanza negli arrangiamenti vocali, di controcanti e di timbriche inedite  rispetto al passato. Come se Evita avesse deciso, sotto effetto di stupefacenti, di cantare Erotica e Ray of light ballando nel contempo fino a farsi uscire il sangue dai piedi.

La cosa che lascia perplessi piuttosto, vista la ricchezza musicale del disco, è la scelta dei primi due singoli che, a mio avviso, sono i meno rappresentativi dell’album, assai ricco di brani ben più importanti come GANG BANG, I FUCKED UP, LOVE SPENT, I’M ADDICTED, SUPERSTAR, MASTERPIECE, solo per citarne alcuni.

La cosa più curiosa del fenomeno Madonna è piuttosto il fatto che, ogni volta che un suo lavoro esce, sembra che la signora debba ridimostrare tutto da capo. E’ ancora più curioso perché con i cantanti uomini “storici” questo non accade mai, nessuno utilizza approcci “di sufficienza”  recensendo il lavoro di un Vasco Rossi, o del compianto Micheal Jackson, e si che ce ne sarebbe da dire sull’originalità dei loro ultimi CD..

Nel caso degli artisti uomini non esiste quasi mai la critica spietata fine a sé stessa, quella che scivola nel personale e sminuisce l'artista a prescindere dal prodotto finale, mentre nel caso di Madonna ad ogni ennesima uscita la parata di giudizi, rigorosamente non musicali, si ripete puntualmente, lasciando in secondo piano la questione artistica.

MDNA è un album riuscitissimo, un disco che potrebbe tranquillamente essere prodotto da una fanciulla alle prime armi animata dalla voglia di dimostrare tutto a tutti. E’ oggettivo: si passa dalla cassa quadrata, agli arrangiamenti orchestrali, dal brit-rock alle ballate intime ed il tutto sempre ad altissimi livelli, senza perdere mai l'impronta personale a legare il tutto.

La butto là: non sarà che Madonna, una che ha avuto sul mondo della musica pop lo stesso impatto rivoluzionario che ha avuto Andy Warhol nel rivedere il concetto di arte contemporanea, sta sulle balle a tanti per aver ottenuto tantissimo (anche più dei suoi  colleghi uomini) senza dover dire grazie a nessuno, senza dover sposare qualcuno che l’aiutasse, senza cantare come fa una Celine Dion, ma facendo sempre autonomamente quello che voleva, senza mai scusarsi per essere quello che è, e che questo, ad una donna, ancora nel 2012, non viene perdonato?












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